E se la banca fallisce? I Sommersi ed i Salvati.

Parliamoci chiaro: quello del titolo è l’incubo di ogni risparmiatore.

Una banca che fallisce è un concetto che la mente non considera.

Di più: di ogni cittadino, perchè nella tradizione italiana i costi dei salvataggi bancari sono sempre pesati sulla collettività ( quando le banche erano pubbliche ) o sul sistema nel complesso ( mediante operazioni di fusione ed aggregazione “guidate” per via pubblica ).

Nella Grande Crisi del 2008/ 2009, le banche europee oggetto di nazionalizzazioni e salvataggi pubblici, ad opera cioè degli Stati, non sono state poche.

E non solo, come si è propensi a credere, nella Grecia sempre sull’orlo del default o nella Spagna delle mille fragilità…

No, i salvataggi più importanti sono avvenuti in molti dei “virtuosi” paesi del Nord Europa, a partire dalla stessa Germania.

Ora, però, che la Crisi è passata ( sperando non ve ne sia una nuova all’orizzonte ), la normativa europea interviene in maniera decisa, strozzando ogni intervento pubblico in materia e costringendo a risolvere ogni problema “all’interno del sistema bancario”, ovvero a carico dei clienti della banca stessa.

E QUESTO ANCHE PER PAESI, COME L’ITALIA, CHE DI FATTO MAI HANNO INONDATO DI SOLDI PUBBLICI LE PROPRIE BANCHE IN DIFFICOLTA’.

Il caso MPS non è utile in questo caso: contrariamente a quello che molti ritengono, spesso per malcelati interessi di polemica politica, questa Banca è stata oggetto di un Prestito di natura Statale, che la Banca stessa sta restituendo a tassi piuttosto salati ( superiori a quelli di molte Cessioni del Quinto attuali ): di fatto, lo Stato non ha versato soldi a fondo perduto, ed alla fine probabilmente ci guadagnerà.

Vediamo la Nuova Normativa, andando con ordine.

bullet2A) Primo: bisogna ipotizzare il default imminente di una banca.

Non è esattamente all’ordine del giorno, nemmeno in quelle che vengono, ad oggi, considerate maggiormente a rischio, ovvero VenetoBanca e Banca Popolare di Vicenza ( in procinto di avviare complicati aumenti di capitale ).

L’ipotesi che si avvii la procedura in seguito a gravi irregolarità amministrative, ad oggi, appare abbastanza di scuola ( anche se non da scartare, essendo in Italia ).

bullet2B) Secondo: pagano per primi gli azionisti.

Ovvero, come in ogni azienda privata ed in tutti gli investimenti azionari.

Per tappare le perdite, quindi, viene abbattuto il capitale, diminuendo ( e, nella peggiore delle ipotesi, azzerando ) il valore delle azioni della Banca compravendute allo sportello.

Si badi bene che, negli anni scorsi, molti Istituti hanno distribuito allo sportello le proprie azioni come uno strumento ( paradossalmente spacciato per “sicuro” ) di investimento alla proprio clientela ( non di rado in un patto scellerato di scambio, come condizione cioè per l’ottenimento di prestiti o mutui ).

bullet2C) Terzo: tocca agli obbligazionisti.

Questo, si badi bene, se l’intervento degli azionisti non è stato ( anche in parte ) sufficiente.

Prima pagano ( mediante una riduzione del valore, o conversione in azioni dal valore ridotto o azzerato ) i titolari di obbligazioni subordinate, poi eventualmente gli altri.

CHI ACQUISTA UN PEZZO DI CAPITALE DI UNA AZIENDA E’ CONSAPEVOLE DI CORRERE PARTE DEL RISCHIO DI IMPRESA.

( o dovrebbe esserlo ).

MA CHI QUEI SOLDI LI HA SOLO PRESTATI, A TEMPO, CONTRO IL PAGAMENTO DI UNA CEDOLA?

Specie ad una Banca?

bullet2D) Quarto, stiamo parlando di una catastrofe.

Cioè B, C non sono bastati, ed intervengono i correntisti.

Stiamo parlando di una situazione MOLTO MA MOLTO Improbabile.

Quasi una ipotesi di scuola.

Ma Quali correntisti?

Quelli che hanno sul conto più di 100.000 euro ( e per la parte superiore a 100.000 euro ).

Ora, stiamo parlando di una platea di persone piuttosto limitata, nella situazione più estrema immaginabile.

Se io avessi oltre 100.000 euro liquidi che non mi servono, MAI li terrei sul conto corrente.

E MAI su quello di una stessa banca ( magari in odore di Crisi da tempo ).

Infatti il limite dei 100.000 euro si calcola per cliente e per banca.

Lo stesso cliente che ha due conti sulla stessa banca pericolante, risponde per la parte eccedente ( della somma ) i 100.000 euro.

Ma se ha due conti in due banche diverse, è tutelato per 100.000 euro su ognuna.

In caso di cointestazione ( ad esempio, marito e moglie, oppure genitore e figlio ) la garanzia  dei 100.000 vale per ognuno dei due soggetti ( quindi, ad esempio, 200.000 complessivi ).

 

bullet2E) I salvati.

Quelli che hanno solo depositi in conto per importi fino a 100.000 euro ( ovvero la quasi totalità dei correntisti ).

Idem per coloro che hanno libretti di deposito o certificati di deposito fino allo stesso importo ( quindi quasi tutte le persone anziane ).

Quelli che, come detto, hanno “spalmato” la propria liquidità ( anche per importi complessivi superiori a 100.000 euro ) su più Banche ( ammesso e non concesso abbiano voluto tenerla tutta su conti correnti ).

O hanno aperto conti cointestati con un familiare.

Ed, in ogni caso, tutti coloro che sono incappati ( restandoci ) in una banca così disgraziata da rischiare il default, ma almeno minimamente presentabile da consentire di essere salvata da azionisti ed obbligazionisti della banca stessa.

STIAMO PARLANDO, DI FATTO, DI TUTTI.

ANCHE NEL CASO PIU’ ESTREMO E CATASTROFALE.

 

 

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